Vedere bene.
Mi sono sempre vantata di vedere bene.
L’ultima volta che avevo misurato la vista, da ragazzina, ero addirittura ipermetrope: insomma, vedevo oltre, sin troppo.
E forse è stato proprio così in generale nella mia vita, ho sempre cercato di guardare al li là delle apparenze, a leggere il lato nascosto, a valorizzare ciò che stava dietro le persone e le cose. Sulla carta è tutto molto bello anche se non si pensa mai che nel dare valore alle cose nascoste, si perde di vista ciò che di fatto è preponderante in una persona, gli aspetti fondanti di una iniziativa, che hanno il loro peso e il loro spazio. Molto spesso nelle liti famigliari e amorose sono stata “accusata” di fare il processo alle intenzioni. È vero l’ho fatto e lo faccio ancora, ma le parole e le azioni hanno significati sicuramente precisi ma anche i “non detti” e “non fatti”.
Poi succede che comincio a non vedere bene da un occhio, pochi giorni fa. Una nebbiolina che va e viene all’occhio sinistro. Inizialmente non me ne preoccupo, penso a un colpo d’aria o a un pulviscolo. Ma di giorno in giorno questa nebbiolina torna a trovarmi, ripetutamente, e comincia a insospettirmi. Come spesso mi succede fare… non lo dico a nessuno, lo tengo per me e mi gestisco il disagio, fino a che non incontro mia madre e davanti a lei, in un soffio, snocciolo e confesso il problema e i miei dubbi. Decido di chiamare prontamente e prenotare una visita oculistica d’urgenza. Nel frattempo pensavo “non è il momento di stare male, di avere casini, di “perdere un occhio” – drammatica sempre – ho Musica di Seta da mandare avanti, i concerti ripartono e posso presentare il cd nuovo e poi parte il Festival Eco di Donna… ne ho un pò.”
Faccio la visita e il verdetto è chiaro ed immediato: astigmatica.
Io? Che ho sempre visto benissimo?! Che ho una vista da falco?! Si, e il medico non mi risparmia “è l’invecchiamento”.
Parliamone. Parliamone noi ma ne ho parlato anche con lui. Ho 38 anni e parlare di invecchiamento mi sembra decisamente precoce. Al di là del mio orgoglio ferito, scopro che ho ancora 10 decimi a entrambi gli occhi (vedo bene, l’ho detto!) e che il mio occhio si affatica perché compensa con l’altro. Insomma sono astigmatica ma non ho bisogno di occhiali al momento perché faccio tutto da sola, i miei occhi correggono da soli il movimento sbagliato con l’”unica” conseguenza che sono stanchi e stanno dando segnali di allarme. È pienamente nel mio stile, indipendente fino alla morte.
Questa piccola storia mi ha fatto pensare a vari ambiti della vita, a come sia necessario guardare bene o, ancor meglio, saper guardare. Io credevo di vedere benissimo ed invece non è così, c’è stato bisogno di qualcuno al mio fianco, mia madre prima, l’oculista poi e tutte le amiche e gli amici che hanno riso a crepapelle sulla mia indignazione riguardo all’invecchiamento, a farmi da torcia per mettere a fuoco la lavagna luminosa che mi si presentava davanti.
Bisogna saper guardare, saper vedere, leggere, ascoltare e scegliere per sé stessi e per i propri ideali, senza farsi ingannare da lupi travestiti da nonne o da nebbie che offuscano la visuale. E così una persona si tutela, impara a essere accorta e a custodire i propri spazi e i propri bisogni. E’ necessario avere il coraggio di affrontare le nebbie, andare a vederle da vicino e trovare la strada per conviverci o cambiare strada. Ci si può permettere tristezza, arrabbiature, paure (e persino stare fermi mezza giornata perché le gocce malefiche non fanno vedere nulla).
Tutto questo non si fa da soli ma insieme a persone che aiutano a guardare dove tu non vedi, che ti sostengono quando vuoi guardare fino in fondo e non hai il coraggio ma soprattutto che sono al tuo fianco a prescindere dalle nebbie, dagli esiti delle visite e delle vicende. Queste persone diventano famiglia e Musica di Seta è una piccola, grande famiglia fatta di cuori appassionati che si sostengono nel guardare avanti, senza dimenticare le esperienze fatte, e con una lente di ingrandimento sul presente sempre attiva. O almeno ci proviamo.
Vi aspettiamo al nostro Festival di Musica d’Autrice “Eco di Donna Evolution” per vedere da vicino la bellezza artistica delle cantautrici protagoniste di questa terza edizione. State con noi.
CHIARA RAGGI
Crediti:
L’immagine di copertina è l’acquerello “La Natura e la Pazienza” di Carlo Lanzoni