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Il Brunch della Domenica #10 | Monica Vitti

IL BRUNCH DELLA DOMENICA | MONICA VITTI
di Andrea AmatI

Quando è uscita la notizia della scomparsa di MONICA VITTI avevo già scritto questo pezzo da qualche settimana, lavorando a un’idea nata durante le feste natalizie. Per rispetto a Monica e per non cavalcare del facile sensazionalismo io e la Redazione di Musica di Seta mag abbiamo deciso di non modificare nulla del mio pezzo originale, quando Monica Vitti era ancora in vita. In fondo è come se Monica fosse sempre lì a Roma, da qualche parte… buona lettura!

Febbraio! Passato Dicembre, poi Gennaio, passato il terzo picco del virus per il terzo anno di fila, anche io sono passato attraverso quel sentore di aria ormai così rarefatta che quasi fatichi a respirare. Accendere la tv è (stato) di una pesantezza intollerabile e allora via a rifugiarmi nella musica, nei miei libri preferiti, nelle diete che più mi creano alibi per poterle un giorno infrangere senza sensi di colpa. Ma bisogna ripartire, no?!? E bisogna pian piano riallacciare i fili spezzati, provare a mettersi le scarpe, uscire fuori e tentare di progettare, perfino di sognare il proprio futuro. Ho riacceso la tv e ho intercettato un documentario che mi ha emozionato. Mi ha fatto proprio piangere (ho la lacrima facile più di quel che pensiate ma questo è un altro discorso). Si tratta dell’ottimo e indispensabile lavoro di Fabrizio Corallo “Vitti d’arte, Vitti d’amore” dedicato, avete capito bene, a Monica Vitti e uscito in concomitanza con i suoi recenti 90 anni.

Monica Vitti, la meravigliosa! Una, nessuna e centomila, una delle più grandi attrici italiane di sempre. L’ho sempre amata, incantato in primis da quel sorriso meraviglioso, da quello sguardo così profondo ma anche leggero e poi da quel talento, quello smisurato talento, mai ostentato, di una naturalezza disarmante. Gran parte della mia attrazione è dovuta da un evidente paradosso che colgo quando si mostra così naturalmente vicina alla “gente” come una qualsiasi donna che potrebbe essere dietro di noi alla cassa del supermercato ma al tempo stesso ti inchioda con quel forte senso di mistero che Vitti ha sempre avuto insito dentro di lei. Bravura e bellezza inarrivabili, ma anche eleganza, grazia e un’autoironia mai vista prima.

Parlare della sua carriera è quasi scontato ma è giusto ricordare perlomeno la sua poliedricità che le ha permesso di essere inizialmente la musa di Michelangelo Antonioni per una serie di film i quali, nei primi ’60, hanno cambiato le regole del cinema, portando la costruzione dei personaggi e del loro carattere a una dimensione definitivamente moderna, di rottura rispetto al puro neorealismo che caratterizzava il decennio precedente; la “tetralogia dell’incomunicabilità” ha mostrato Monica Vitti come interprete perfetta, intensa, credibile di ruoli di donne non risolte, misteriose, contemporanee. “l’Avventura”, “La Notte”, “L’Eclisse”, “Deserto Rosso” i quattro titoli che hanno mostrato la folgorante bravura di Monica che, all’apice, ha invertito la rotta buttandosi nella commedia più nobile e diventando in pochi anni la regina incontrastata della grande commedia all’italiana.

Dopo Antonioni sono arrivati a dirigerla registi come Scola, Monicelli, Sordi ed è esploso il talento comico di questa attrice buffa, un po’ svampita, che ha fatto ridere mantenendo una sincerità e un velo di malinconia fortemente caratterizzanti. C’è un fattore determinante per fare ridere, me ne rendo conto sempre più nitidamente e sono i tempi. Il tempo comico o c’è o non c’è. Monica Vitti aveva un timing perfetto, è stata la prima attrice comica a tenere testa ai grandi mattatori… Alberto Sordi, Gassmann, Mastroianni, Tognazzi e via dicendo. Ho rivisto, come fosse puro ossigeno in questi tempi così asettici, film come “Dramma della gelosia”, “Ninì Tirabusciò”, “Polvere di Stelle” e sono rimasto ancora una volta sconcertato dalla sua bravura, guardateli e non potrete non amarla! Monica ha detto che aveva bisogno di fare ridere, ma le bastava uno sguardo anche per fare piangere. Il suo sguardo, quello dell’attrice forse più amata dal pubblico.

Quando ho deciso di scrivere un pezzo per Monica Vitti ho riflettuto anche sulla mission di Musica di Seta, sulla voce che dà alla centralità delle donne e non ho potuto fare a meno di pensare quanto Vitti sia perfetta, quanto abbia di fatto anticipato battaglie ancora in corso in questi anni; Monica Vitti ha donato non solo talento ma anche dignità alle fragilità, ai sogni, ai diritti, all’evasione delle donne e lo ha fatto con la convinzione di chi era davvero impegnata tutti i giorni come cittadina attiva.

Monica stessa affermava che “la comicità italiana maschile si è costruita sui difetti dell’uomo; i miei personaggi invece più che sui difetti si basavano sulle fragilità, sulla conquista di una coscienza e conoscenza, erano l’interpretazione al femminile di un problema, vedi la donna troppo gelosa, le sorelle brutte, le amanti procaci, le impiegate timide…”.

Monica vive a Roma e forse, come ha detto tanto tempo fa, ha involontariamente dimenticato i fatti, la parte e anche l’interprete. O ha deciso di dimenticare. Non siamo noi a doverlo sapere ma al massimo essere grati al compagno Roberto Russo che continua a proteggerla da 20 anni, con coraggio e delicatezza, dalla violenza che una malattia mostrata in pubblico potrebbe causarle nella comunicazione odierna, svuotata di umanità e dignità.

C’è un filmato di un vecchio programma tv in cui Monica Vitti afferma, con il solito irresistibile sorriso, “questo parla di me, quell’altro parla di me, tutti parlano di me perché mi vogliono bene”! Sì Monica! Ti vogliamo tanto bene e non finiremo mai di ringraziarti, di ridere e piangere guardando il tuo magnifico viso. Fidatevi! Guardate qualche film con Monica Vitti e starete tutti meglio!