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Il Brunch della Domenica #8 | Raffaella Carrà

IL BRUNCH DELLA DOMENICA | RAFFAELLA CARRÀ
di Andrea Amati

Questa domenica sono giù di tono e anche senza voce, ho bisogno di un brunch che mi rivitalizzi; non è solo il caldo, non sono solo i concerti e via dicendo… sono provato dalla notizia della scomparsa di Raffaella Carrà, all’improvviso qualche giorno fa (5 Luglio ndr). Provato anche fisicamente visto che una volta appresa la notizia ho passato due ore con mia moglie in auto a cantare a squarciagola il repertorio; una reazione avvenuta naturalmente, ma d’altronde che altro avremmo potuto fare per “salutare” la nostra amata Raffaella?!?

Inevitabile quindi che questo mese, in cui avevo deciso di parlare di Emilia Romagna, voglia scrivere di lei, nata a Bologna e cresciuta tra il capoluogo emiliano e Bellaria (RN) prima di trasferirsi a Roma. Ne hanno scritto in tanti, anche dall’Estero, mi piace pensare che non ci sia stata persona in questo Paese che non le abbia dedicato almeno un pensiero. Una vera e propria ondata di amore per colei che, con quella risata, non poteva che far cadere tutti ai suoi piedi.

Ho letto nei giorni scorsi un’intervista in cui lo scrittore israeliano Eshkol Nevo (autore dell’intenso “Tre Piani”, portato al cinema da Nanni Moretti) rifletteva sull’importanza del desiderio, nella sua carriera… desiderio inteso come fame, come inquietudine che ci spinge a non accontentarci di un risultato, di uno status, ma a continuare a cercare, a esplorare, a ballare. Ho collegato a questo condivisibile concetto anche la mia personale visione di Raffaella, costantemente iperattiva, costantemente in scena, dalla scuola di danza a Roma da bambina, al centro sperimentale di cinematografia, dai sessanta milioni di dischi venduti, ai film, all’essere la showgirl più importante della storia della TV italiana, reinventando completamente le regole del gioco.

Raffaella Carrà è di fatto stata portatrice sana di gioia, di amore folle e assoluto per il proprio lavoro. La sua grande forza è stata quella di rimanere una persona dai modi semplici nonostante fosse un’icona anche al di fuori dei confini nazionali.

Icona. Ecco, Raffella è diventata icona anche perché nelle sue canzoni, nelle sue esibizioni e più in generale in tutta la sua carriera ha aperto le porte a battaglie sociali ancora non finite, forse mai veramente iniziate prima del suo arrivo; ha cantato e portato in scena la liberazione del corpo femminile, ha cantato la voglia di godere delle gioie del sesso, è stata eletta Ambasciatrice dell’Amore per la comunità LGBT a settant’anni, senza mai sbandierare né ridurre a macchietta i messaggi che aveva. Ha portato avanti idee avanti anni luce mettendole dentro la sua arte che, come tutta la grande arte, non ha bisogno di slogan e nemmeno di grida. Va ascoltata, ballata, vissuta. Se poi lo fai con quel sorriso come faceva lei allora fai centro per forza, non puoi che capire che quello di cui canta è un qualcosa di bello. Punto.

E quanto erano provocatori, quanto oltre i limiti, i messaggi di Raffaella?!? Resi in modo così naturale che quasi se ne sminuiva la grandezza ma tant’è… proprio quel modo così naturale ha fatto sì che chiunque potesse cogliere quanto fosse bello ballare forte forte o far l’amore da Trieste in giù, rigorosamente con chi vuoi tu. Solo una persona con il suo carisma, con il suo essere una non-diva perché già icona poteva portare quel tipo di messaggio su disco e soprattutto nel piccolo schermo in un modo così esplosivo. Proprio adesso si sta discutendo in Italia e non solo di diritti che dovrebbero essere l’ABC di ogni essere umano di ogni età, razza, sesso, provate a farvi un giro tra le canzoni di Raffaella e fate caso a quanto queste rispondano in modo esplosivo a questo dibattito.

La cosa che personalmente ho amato di più di Raffaella, oltre al sorriso e alla sua risata, è stato il suo modo di ballare, di muoversi in scena, quello stare a tre quarti di fronte alla telecamera, quell’armonia ed eleganza innate, mai perfettamente ferma e dritta ma sempre in movimento, presente e già in fuga verso altre idee, verso altri balli, altre canzoni, altre voglie. Una showgirl andata oltre ogni possibilità pensata per una showgirl. Un’artista che ha più volte dichiarato che la cosa che amava di più del suo lavoro era la possibilità di avere idee, di inventare.

Il talento di Raffaella Carrà poi era così grande, così palesemente evidente che non ha mai avuto bisogno di ostentarlo; mai un grido, mai una parola o un comportamento fuori posto ma solo quella semplicità e quella modestia di chi sa cosa significa lavorare continuamente per migliorarsi, per rimanere ad alti livelli. Il talento che basta al talento perché, molto semplicemente, se sei bravo non serve altro. Questa la sua grande lezione! Coltivare il talento e metterlo davanti al resto… alle pose, al ruolo, alle polemiche, alla vita privata. Quando c’è il talento, basta quello!

Grazie Raffaella! Grazie per tutto quello che, con gentilezza e simpatia, hai insegnato.