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Il Brunch della Domenica #9 | Donatella Rettore

IL BRUNCH DELLA DOMENICA | DONATELLA RETTORE
di Andrea Amati

Questa mattina il mio brunch è particolarmente forte, in grado di raggiungere picchi glicemici importanti. La mia fame non fa prigionieri, vale tutto e vale ancor di più se quel tutto è molto calorico e non esattamente in linea con le diete più consigliate.

Non sono impazzito, si chiama necessità di comfort food. Come potrete intuire questo brunch arriva nel bel mezzo di un periodo di forte stress, diciamo pure traumatico per certi versi… il motivo è un trasloco! Un’esperienza dura per chi vive (anche) di piccoli riti e abitudini quotidiane e per alcune settimane deve fare lo slalom tra scatoloni, vestiti da regalare, scarpe da buttare, pile di libri che non ti ricordavi di avere, multe del 2017, volantini di una rosticceria di Albano laziale che nel 2015 faceva suonare le band eccetera eccetera.

Ma questo rimescolare può farti anche riscoprire cose che il tempo aveva fatto temporaneamente dimenticare. Il pomeriggio in cui dovevo rimettere a posto tutti i miei vestiti nel nuovo appartamento mi è capitato tra le mani un vinile che non mi ricordavo nemmeno più di avere, dimenticato dietro agli altri:

  • Kamikaze rock’n’roll suicide” di Donatella Rettore, anno 1982

Non lo sentivo da una vita ed è stato nuovamente amore a prima vista! Che disco avanti, che avanguardia pop! Pensare che Donatella era una delle artiste più celebri del nostro paese quando ha partorito questo lavoro ha dell’incredibile; incredibile che un disco pensato per andare diretto nelle altissime posizioni delle classifiche, quando i dischi si vendevano in quantità enormi, contenesse canzoni che trattavano temi quali suicidi, bisturi, guerra, cultura giapponese e mescolasse disco, pop, rock, ska cantato da una strafiga ossigenata che stava su un palco vestita da kamikaze!

Che bomba Donatella, pardon MISS RETTORE! Come avevo fatto a lasciare indietro questo vinile e soprattutto questa artista enorme?!? Logico che volessi recuperare e celebrare questa scheggia impazzita della nostra musica.

Omaggiare Donatella Rettore non è un dovere ma un piacere così come ascoltare la sua musica e le sue parole! Un mix irresistibile e geniale di ironia, che non disdegna il non sense, assolutamente inedito per il panorama italiano mainstream, oggi come allora. Dopo i primi lavori con un’impronta musicale più tradizionale ecco arrivare, sul finire degli anni ’70, la trasformazione e l’inizio del “delirio”, di una stagione indimenticabile che ha ridefinito non solo gli standard pop ma anche l’immagine e il ruolo di un’artista femmina; non è secondario e forse mai sottolineato a sufficienza che Rettore è sempre stata autrice di tutto quel che canta, che le sue provocazioni (dal sesso, al costume, al ruolo stesso dell’artista) sbattute in faccia all’enorme pubblico televisivo erano immaginate e scritte da lei insieme all’inseparabile (nell’arte come nella vita) visione musicale di Claudio Rego.

Penso che ogni progetto musicale, dal pop all’alternative, che comunichi un’identità debba qualcosa a un’artista come Donatella Rettore. Lo dimostrano le collaborazioni e gli omaggi infiniti che le sono arrivati nel corso degli anni, vedasi anche quello de La Rappresentante di Lista (un progetto che dovrebbe farle un monumento) all’ultimo Festival di Sanremo. Una cantautrice che va oltre le canzoni, che ha rivoluzionato l’immagine della cantautrice femmina prima ancora dell’arrivo di Madonna e ha saputo cantare 40 anni fa temi che oggi sono ancora sulla bocca di tutti, sono problemi ancora aperti, sono questioni difficili da cantare e che vengono infine affossati in Parlamento con relativi cori di giubilo! Rettore ha scritto di queste cose essendo sempre avanti ed oggi è ancora più avanti perché oggi un pezzo come “kobra” o un pezzo come “lamette” non le scriverebbe nessuno! Nessuno! E il grande pregio di Miss Rettore è stato cantarle facendoci ballare, facendoci godere.

Non ho mai visto un concerto di Donatella Rettore ma ho un’idea sul tipo di situazione che potrebbe generarsi; un SUO concerto dev’essere uno dei pochi posti in cui almeno per due ore chiunque può andare vestito come vuole, in compagnia di chi vuole, con lo stato d’animo che vuole senza che trovi nessuno a rompergli i coglioni. Rettore forse non vuole essere il simbolo della libertà, è troppo acuta e anti retorica per accettare di essere incasellata in tale ruolo; Rettore è lo sberleffo che ci mostra che cos’è la Libertà semplicemente con la propria esistenza.

Per una volta, Dio benedica i traslochi dai-da-te!