FLOW
di Martina Baiocchi
Vi è mai capitato di sentirvi completamente immersi in quello che state facendo, quasi perdendo la percezione del tempo, dello spazio e di voi stessi perché siete concentratissimi nel compito che state svolgendo e provate una forte sensazione di benessere?
Csikszentmihalyi ha definito come “flow” (esperienza ottimale) lo stato psicologico soggettivo di massima positività e gratificazione, di cui si può fare esperienza durante lo svolgimento di un’attività e che corrisponde alla completa immersione nel compito. Ma come si raggiunge?
Il raggiungimento dello stato di flow dipende dalla valutazione soggettiva dell’equilibrio tra due componenti: le sfide poste dall’ambiente e le capacità individuali adeguate a farvi fronte. A questo aspetto centrale dell’esperienza si aggiungono altri fattori, in correlazione tra di loro, che a loro volta contribuiscono a definirla. Infatti, insieme al bilanciamento tra sfide e abilità, sono richieste attenzione e concentrazione totali sul compito, un senso di controllo sia delle proprie azioni che delle loro conseguenze, perdita della percezione di sé come attore dell’azione, distorsione della normale percezione temporale e, infine, gratificazione legata all’esperienza stessa e profondo senso di piacere. Quest’ultima componente spiega perché si tende a cercare di ripetere l’esperienza non tanto per i risultati che si possono raggiungere, quanto per l’esperienza in sé, ovvero si pratica un’attività per il gusto stesso di farla. Vi è venuto in mente un compito che svolgete, anche nella vita di tutti i giorni, con queste caratteristiche?
Spesso quando si parla di flow experience si fa riferimento all’attività sportiva, poiché più c’è passione e coinvolgimento totale nel compito, più si verificheranno le “peak performances” (prestazioni eccellenti), ossia le prestazioni sportive in cui l’atleta si esprime al di sopra del suo standard abituale. Tale esperienza, però, ha tratti comuni e trasversali a diverse altre attività: da quelle creative come la pittura, la danza, la musica, a quelle sociali e sentimentali, a semplici azioni della vita quotidiana.
La posizione della musica in questo contesto è particolare, perché può assumere un doppio ruolo. In primo luogo, alcuni studi sulle prestazioni sportive, hanno osservato che l’ascolto di alcuni tipi di musica potrebbero predisporre e promuovere lo stato di flow; in secondo luogo, fare musica, suonarla, sia che sia davanti ad un pubblico o no, è proprio una di quelle attività in cui spesso le persone riportano di aver fatto esperienza del flow, poiché è un’azione che spesso è caratterizzata da grande passione ed elevata immersività.
L’argomento dell’esperienza ottimale è molto importante nell’ambito della psicologia della salute perché è una condizione che consente di promuovere il benessere delle persone e non solo: recenti studi hanno osservato una relazione tra la frequenza delle esperienze di flow e benefici psicofisici legati a sistemi metabolici, neurali e immunitari; quindi, è un’esperienza che va ricercata in un progetto più ampio di promozione della salute.
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L’immagine di copertina è una illustrazione dedicata di @chimbo.gne [IG]