GENDER [PAY] GAP
di Laura Gramuglia
Lo ricordavamo ad aprile, i numeri a volte spaventano, quelli che raccontano la vita delle donne specialmente. Altre volte fanno sorridere, ma non si ride sempre quando si ha paura?
Per il World Economic Forum, ai ritmi attuali, ci vorranno 257 anni per colmare la disparità retributiva. Un numero talmente impietoso che non può fare a meno di strappare una risata amara considerato che nemmeno le nostre bisnipoti riusciranno a scorgere il traguardo.
Secondo il Global Gender Gap Report 2020, l’Italia ha perso sei posizioni nella classifica sulla parità salariale nel mondo: dalla 70 a alla 76a , per un guadagno annuo di circa 17.900 euro contro i 31.600 degli uomini, e molte più ore lavorate (gratis) se contiamo l’impegno domestico. Nel nostro paese il divario sembra migliore di quello della media europea (5 per cento contro 16 per cento) e questo perché soltanto il 53 per cento delle donne italiane è nel mercato del lavoro.
Nel 2019 la Banca d’Italia ha raccolto per la prima volta dati di genere sulla disparità economica scoprendo, indovinate un po’, che sono gli uomini i più ricchi, sia per immobili che per capacità finanziaria; naturalmente più si invecchia, più la differenza aumenta. Senza contare che in Italia tre donne su dieci non hanno un conto corrente personale, il che annienta completamente l’autonomia di una fetta consistente della popolazione oltre che mettere in serio pericolo chi non ha i mezzi per affrancarsi da un matrimonio di forte squilibrio.
Purtroppo l’industria musicale non riesce a differenziarsi da questo evidente divario. Nel Regno Unito dal 2017 le aziende con duecentocinquanta o più dipendenti sono costrette per legge a pubblicare le disuguaglianze retributive. In seguito al regolamento, le sedi inglesi delle grandi major dell’industria musicale hanno rivelato tutta la loro inadeguatezza. Come rivela Music Business Worldwide, la differenza di stipendio è lampante: le donne sono pagate in media il 33,8 per cento in meno. Il 29,8 per cento in Universal, il 22,7 per cento in Sony e il 49 per cento in Warner, senza considerare i numeri della presenza di donne che lavorano nelle stesse major: in Universal le dipendenti sono il 30 per cento, in Sony il 36,7 per cento e in Warner il 26 per cento.
Nel suo complesso si tratta di una situazione che richiede interventi. Ogni anno Global Thinking Foundation organizza dei corsi di educazione finanziaria dedicati alle donne. Stesso percorso scelto da banche online come Widiba, Buddy e Illimity per incentivare il dialogo intorno a finanza, economia e risparmio e poi certo, attrarre a sé ragazze e millennial. Siamo tutti d’accordo sull’importanza di questi temi, peccato solo che educazione e aspirazione da sole non bastino. Secondo una ricerca realizzata proprio da Illimity, quando le donne cercano supporto per realizzare i propri progetti, una su tre fatica a trovare un interlocutore disposto a darle credito, soprattutto economico. La sfiducia che la società dimostra alle italiane nel mondo del lavoro, convince molte di loro a non puntare sulla carriera.
Ecco dove risiedono paura, scetticismo e diffidenza; ecco perché la maggior parte delle donne, delle artiste, si domanda se sarà mai all’altezza. Siamo sicure che tuffarsi in un oceano pieno di squali sia l’unico modo per imparare a nuotare?
ROCKET GIRLS #8 | Gender [Pay} Gap
La Playlist che accompagna l’articolo è una selezione di Laura “Rocket Girls“
Crediti:
Nell’immagine dell’articolo: Cyndi Lauper
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