TEMPO E LEGITTIMAZIONE
di Laura Gramuglia
Le donne nella storia della musica non sono poche, sono poche quelle di cui ci si ricorda. Sono partita da questo semplice assunto per la ricerca che ha portato al mio libro Rocket Girls – Storie di ragazze che hanno alzato la voce, e di nuovo, così ho voluto inaugurare questa rubrica lo scorso ottobre.
Ma qual è l’origine di tale disparità di genere? Come è possibile che il genio di molte artiste sia rimasto impigliato nelle pieghe delle storia? Molte persone conoscono la triste storia di Nannerl Mozart, talentuosa quanto il fratello, ma privata delle possibilità offerte a Wolfgang in quanto femmina. Ancora oggi purtroppo, nella musica il percorso per una ragazza può essere ben più accidentato rispetto a quello di un collega. E sapete qual è il problema? Il tempo. Il più grande nemico di una donna è la mancanza di tempo per se stessa. Perché se ciò che occorre per creare sono lunghi periodi in compagnia della propria musa, è qualcosa che le donne non hanno mai avuto il lusso di potersi permettere. A differenza degli artisti maschi, che si sono spostati attraverso la vita come se il tempo libero per se stessi fosse un diritto di nascita, i giorni e le traiettorie di vita delle artiste erano spesso limitati dai doveri della casa e dalle cure famigliari. Patti Scialfa, in un’intervista di qualche anno fa, raccontava di quanto fosse difficile per lei scrivere la musica per il suo album solista mentre i figli continuavano a interromperla e a chiedere il suo tempo come mai aveva visto pretendere dal padre, Bruce Springsteen. Alle donne non è mancato il talento per lasciare il segno nel mondo delle idee e dell’arte, è mancato il tempo.
A ogni latitudine, in ogni epoca, le ragazze sono sempre andate alla ricerca di credibilità e legittimazione. Cose che i maschi probabilmente non si sognano di indagare perché parte del loro bagaglio. Lo spiega bene Kathleen Hanna – storica leader di Bikini Kill e del movimento Riot Grrrl – alla fine del documentario The Punk Singer: “C’è questa convinzione per cui quando un uomo dice la verità, quella è la verità. E quando come donna, dico la verità, sento di dover negoziare il modo in cui verrò percepita. Come se ci fosse sempre un sospetto riguardo alla verità di una donna. L’idea che tu stia esagerando”.
Avere spazio e possibilità è qualcosa che, anni fa, un’artista poteva solo sognare. Per la maggior parte di loro matrimonio e maternità rappresentavano ostacoli insormontabili al seguito della propria carriera. Oggi fortunatamente non è più così, ma ci sono campi in cui la disparità salariale, soltanto per fare un esempio, è la norma. Pensare a una donna dietro a un mixer è ancora oggi piuttosto inusuale per molti giornalisti del settore, ma la storia insegna che ci sono signore che hanno combattuto per queste posizioni fin dagli anni Cinquanta: Cordell Jackson e Bonnie Guitar, per esempio, sono state due pioniere della produzione; Leslie Ann Jones, già road manager e poi tecnico del suono, negli anni Settanta venne estromessa dalle registrazioni a causa di alcune diffidenze di troppo; Susan Rogers, tecnico del suono di Crosby, Stills & Nash, ma anche di Prince, sa che la maggior parte delle giovani che sceglie questo mestiere deve affrontare una lunga strada in salita: “Se una donna fa un ottimo lavoro, aiuta se stessa e tutte le altre che verranno dopo di lei. Se non è eccezionale, renderà le cose difficili per la prossima che ci proverà. Gli uomini, di solito, tendono a essere giudicati individualmente”.
ROCKET GIRLS #2 | Tempo e Legittimazione
La Playlist che accompagna l’articolo è una selezione di Laura “Rocket Girls“
Crediti:
L’immagine di copertina “Rebel” è un collage di Laura Gramuglia
Potete acquistare il libro di Laura cliccando sul link: Rocket Girls – Fabbri Editore