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Rubrichelli | 10 canzoni per noi #2

TEMPI BINARI
di Giulia Pratelli

Ho sbagliato treno. Ero lì al binario giusto, col mio ragazzo, alle 7 di mattina, per tornare a casa e andare a lavoro. Annuncio ritardo, attesa, treno in arrivo, bacio, chiusura delle porte, partenza. Mi addormento miracolosamente senza far cadere la testa di continuo e poi il controllore mi sveglia: “Siamo arrivati a Foligno”, dice. A Foligno? Foligno, anziché Firenze, di lunedì alle 9:22.

Dopo aver risolto qualche incastro, fatto una telefonata di conforto e bevuto un caffè, mi arrendo. Trovo un album da ascoltare e premo play, come quando partivo in macchina con la mia famiglia e mettevamo le nostre “canzoni da gita”, iniziando sempre da Rotolando verso Sud dei Negrita. Guardo fuori dal finestrino e penso che mi piacerebbe fermarmi in una piccola stazione che non conosco: scendere, passeggiare, vedere da vicino quello che vedo sempre da lontano, trovare una panchina, mangiare un panino, ripartire. Mi piacerebbe essere disinvolta come la mia vicina di posto che scatta mille selfie e se ne frega di cosa potrebbero pensare gli altri: scatta, controlla, cambia posa, sorride, si pettina e scatta ancora. Penso che sia assurdo sbagliare treno all’orario giusto sul binario giusto ma che sia inevitabile fare errori e che diventare grandi voglia dire anche imparare a perdonarsi, lasciare andare quello che non si può più cambiare o trattenere.

Le canzoni scorrono, vedo passare nuvole,  strade, colline e penso che sarebbe bello entrare dentro i fili di una radio e fermarmi sul naso dei vecchi mentre leggono i giornali ma soprattutto capire da dove viene ogni tanto questo strano dolore, (…) cos’è l’amore, dov’è che si prende, dov’è che si dà, come cantava Lucio Dalla. Sicuramente è pretendere troppo, ma il tempo sospeso del viaggio non è forse il posto perfetto per le domande impossibili? Per le storie di pochi minuti, le avventure solo immaginate? Chissà se la ragazza scatta le foto per sé, per un post su Instagram o per qualcuno lontano a cui vuole bene. Chissà cosa tiene nella busta la signora col cappotto marrone o come mai il ragazzo biondo sorride così spesso, tanto da farlo notare nonostante la mascherina… All’improvviso la magia si infrange: la voce registrata mi dice che sono arrivata, catapultandomi di nuovo nel tempo delle cose concrete, con quel poco di nostalgia che sanno lasciare solo le stazioni e i treni che ripartono, senza di noi.

Per accompagnare questo piccolo viaggio fatto di parole ho scelto 10 brani che mi piace ascoltare e canticchiare in treno, sbirciando fuori dal finestrino, tenendo il tempo col piede, muovendo appena le labbra per non farmi notare… o fregandomene, dalla prossima volta, come la ragazza dei selfie.

P. S.
Ho scritto queste righe (e perso quel treno) qualche tempo fa, quando ancora intorno a noi le cose non erano tornate ad essere così gravi e precarie. Ho pensato, nonostante l’aggravarsi della situazione e nonostante le progressive limitazioni agli spostamenti, di non cambiare il mio articolo e non rimandare il mio racconto, anche se sarebbe potuto sembrare “fuori stagione”. Ho deciso di lasciarlo perché, se non sarà domani, succederà: torneremo a sentirci liberi di incrociare gli sguardi altrui senza cambiare lato del marciapiede, di stringere le mani, di viaggiare, di fare un biglietto e di sbagliare treno.



RUBRICHELLI | Tempi binari #2

Crediti:

L’immagine di copertina è una illustrazione de La Tram [IG: @la3am]