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Il Brunch della Domenica #6 | Gabriella Ferri

IL BRUNCH DELLA DOMENICA | GABRIELLA FERRI
di Andrea Amati

Oggi sarà un brunch movimentato, allacciate le cinture perché si viaggerà parecchio!

Al terzo anno di università dovetti scegliere se seguire “Storia del Medio Oriente” o “Storia dell’America Latina” e mentre tutti i miei compagni optarono per la prima io andai deciso verso la seconda, affascinato da quel continente così lontano e da una storia che non conoscevo bene. Quel corso mi coinvolse così tanto che volli addirittura laurearmi con una tesi sull’11 Settembre cileno, quel maledetto giorno del 1973 in cui il presidente socialista democraticamente eletto Salvador Allende si tolse la vita nel suo palazzo governativo, assediato dai carri armati guidati dal generale Pinochet (e potete immaginare da quali mani invisibili provenienti dalla parte superiore del continente) e in Cile partì una delle dittature più crudeli del XX secolo con migliaia di desaparecidos mai più tornati e mai più ritrovati. L’Estadio Nacional di Santiago fu trasformato in un campo di concentramento in cui catturare, torturare, uccidere tutti i sostenitori di Allende e della democrazia tra cui il noto cantautore Victor Jara.

Dal Cile voliamo in Italia e andiamo nel Lazio, perché oggi è qui che faremo il nostro brunch! Nei primi mesi del 1974, con le barbarie cilene appena iniziate e Pinochet ormai insediato, uscì un album epocale, una pietra miliare della musica italiana:

  • Remedios” di Gabriella Ferri.

Remedios” è un capolavoro, per il sottoscritto senza dubbio il miglior disco di Gabriella; da un lato recupera canzoni tradizionali romane e napoletane (come consuetudine per la cantautrice) e dall’altro canzoni della tradizione latinoamericana tra cui “Gracias a la vida” della cantautrice cilena Violeta Perra, considerata la capostipite di quella corrente denominata “Nueva Cancion Chilena” che vedeva anche il sopracitato Victor Jara tra i massimi esponenti. Come potete immaginare non fu presa per caso la decisione di andare a recuperare canzoni tradizionali da quel mondo così oppresso, in quel momento storico. A volte il dissenso lo si può mettere in pratica senza urlare in favor di telecamera ma facendo scelte precise per quel che è il tuo settore e Gabriella prese, in musica, una posizione molto chiara. Ferri firmò anche una canzone immediatamente divenuta manifesto, punta altissima della sua carriera, in lingua spagnola, quella “Remedios” che diede il titolo all’album che e in Italia ebbe un successo pazzesco. Andatela a recuperare sul web, di certo la conoscerete e sicuramente vi farà stare subito meglio.

Oggi sono particolarmente orgoglioso di scrivere e dedicare il mio brunch domenicale a Gabriella Ferri, una delle artiste più grandi, complesse, variegate e sottovalutate che il nostro Paese abbia mai avuto. Se di altre voci femminili si è sempre parlato e si continua a dibattere per decidere quale sia la più grande (a cosa serve questo continuo bisogno di decidere chi è più grande di chi poi non lo capirò mai), Gabriella è sempre stata messa un pochino a lato, direi quasi dimenticata. Per questo è importante ricordarla. Nella memoria di molti, anche addetti ai lavori, è stata colei che ha nobilitato gli stornelli romani, la cantautrice da osteria, anche un po’ macchietta, con quella splendida frangetta bionda à là Joni Mitchell e quella voce così potente, rustica, che ti portava via.

 

Ma Gabriella Ferri è un’artista che si è cimentata con tantissime forme d’arte, con tantissimi stili, una mente creativa sempre affamata che per buona parte della sua vita si è voluta nutrire di stimoli nuovi, di ricerca costante, di stili diversi da prendere e mescolare alla propria sensibilità. Gabriella è stata, musicalmente e fisicamente, ovunque, in tutto il mondo esattamente come tutto il mondo viene nella sua città, Roma.

Prima di problemi personali, e della solita memoria corta dei canali ufficiali, che l’hanno pian piano allontanata dalle scene Gabriella è stata a Milano immergendosi nella scena musicale e cabarettistica degli anni ’60, quella di Jannacci, dei Gufi, del Derby, è stata a Roma con gli stornelli, è stata in tour nelle Americhe, ha cantato al maschile e vestita da maschio in diretta tv sulla Rai 40 anni prima dei dibattiti sulla libertà sessuale e il gender fluid, ha recuperato e interpretato la grande canzone napoletana, quella latinoamericana di cui scrivevo sopra, è stata clown e cantautrice, performer eccezionale, ha portato a Sanremo un giovanissimo Stevie Wonder a duettare con lei nel 1969, ha interpretato un album scritto interamente per lei da Paolo Conte .

E forse, se per gli amanti della buona musica è un dovere semplicemente ricordarla, per descrivere Gabriella Ferri e la sua arte sarebbe sufficiente proprio l’ironia di Paolo Conte in quella canzone-manifesto scritta proprio per lei, “Vamp”:

  • “Non era America chissà, non era Africa chissà, era soltanto il Varietà”.

Buona giornata! Buona Domenica!

IL BRUNCH DELLA DOMENICA | GABRIELLA FERRI

di Andrea Amati

Crediti:

Nell’immagine di copertina e nella foto centrale: Gabriella Ferri