BALLATE PER GALLINE VECCHIE
di Elisa Genghini
A me piacciono le donne di una certa età, quelle che le senti dire, all’uscita del cinema, che hanno visto un film terribile anche se è candidato a sei premi Oscar. quelle che hanno i capelli grigi e spettinati e i pantaloni sformati, i sandali da frate, Quelle che le vedi, con gli occhiali da vista dalle lenti spessissime appesi al collo con una cordicella, andare in giro a braccetto a guardare attentamente le vetrine costose del centro e dirsi “Mioddio! Che orrore! Così si vestiva mia nonna!”.
Quelle che ridono delle risate catarrose di chi fuma venti sigarette al giorno che ne senti l’eco dai balconi dove escono per prendere il sole in mutande, la prima domenica di sole.
Quelle che parlano sognanti dei nipoti all’Università, quelle che si lamentano di una certa compagna di classe che hanno rincontrato dopo cinquant’anni che è proprio invecchiata, eh, e si è lamentata tutto il tempo dei suoi mali.
Quelle che comprano la cena in rosticceria da quando si sono sposate senza mai farsi scoprire dal marito e quelle che hanno l’aspirapolvere in assistenza da anni e si sono dimenticate di andare a ritirarla. Quelle che, come mia madre, passeggiano al parco d’inverno e si fermano a guardare, ridendo sotto i baffi, i maglioncini di lana che indossano i Pincher per andare a pisciare.
Quelle che scrivono ancora canzoni, e ancora, e ancora, ballate per galline vecchie, che si innamorano una volta al giorno o forse due, per il solo gusto dell’amore pensato e poi vanno a casa a dare un bacio ai propr*compagn* o ai loro sette gatti o, al limite, al ficus benjamin all’ingresso del salotto.
Quelle che hanno già vissuto tutto quello che nella vita ha provato a renderle fragili ed insicure. Quelle che adesso tirano il fiato e che scivolano sulla loro barchetta lungo acque chete dopo la tempesta, quelle che vedono il tramonto all’orizzonte e pensano che il bello debba ancora venire.
Io voglio essere queste donne e scrivere ballate per vecchie galline, che si danno il permesso da sole di invecchiare, di non essere sempre belle, sempre a posto, sempre pronte, sempre della taglia giusta per un paio di pantaloni stretti e per il successo, di quelle galline vecchie che fanno buon brodo davvero per gustarselo certe sere, quando sono sole, indossando un abito di seta rimasto troppi anni chiuso in un armadio, mentre si aprono una bottiglia di vino buono e brindano a loro stesse ascoltando una canzone di (e qui ognuna di noi, si capisce, sia libera di mettere il disco che vuole).
Crediti:
L’immagine di copertina è Carol Alabrese