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Libellule #6 | Un concerto per l’Afganistan

A cura di Giulia Pratelli

Un concerto per l’Afganistan è il titolo dello spettacolo che andrà in scena Martedì 5 ottobre, al teatro Concordia (RSM). Una serata di beneficenza, in cui si alterneranno sul palco musicisti jazz di fama internazionale, in supporto alla comunità afghana, privata della libera espressione del sé dall’estremismo religioso. 

Abbiamo rivolto alcune domande alla direttrice artistica Sara Jane Ghiotti e questo è il frutto della nostra chiacchierata.

Da cosa nasce l’esigenza di organizzare questo evento di beneficenza?

La prima reazione che ho avuto di fronte alla notizia della caduta di Kabul in mano talebana è stata di impotenza.

Un paese cosi ricco di storia e cultura veniva nuovamente soppresso dall’arroganza del fanatismo religioso/politico e, in queste situazioni, ed in un clima di repressione della libera espressione, la cultura è la prima a soffrirne.

Per questo, abbiamo deciso di rispondere proprio con un concerto come mezzo per raccogliere fondi per l’emergenza umanitaria in cui l’Afghanistan si trova.

Quanto è importante l’aggregazione che la musica sa creare, al fine di sensibilizzare il pubblico di fronte ad argomenti così importanti ma allo stesso tempo difficili da affrontare?

Spesso, ad oggi, la musica non assume un ruolo politico. La fortuna di vivere in un paese “in pace” ha garantito all’arte la possibilità di svincolarsi parzialmente da questo intento.

E’ importante, però, saper cogliere il momento in cui esprimersi riguardo a temi fondamentali come i diritti umani, trasformando un momento di aggregazione in una asserzione al diritto alla libertà.

Gli artisti che compongono il programma del concerto sono nomi illustri, riconosciuti a livello internazionale. È stato semplice coinvolgerli in questo progetto?

Sono commossa dalla generosità dimostrata dai colleghi musicisti della comunità jazz italiana.

Hanno risposto immediatamente alla chiamata, senza alcun dubbio, mettendo la loro arte a servizio della raccolta fondi.
Sono molto onorata della partecipazione di ognuno degli artisti che salirà sul palco.

Ci sara’ Giovanni Guidi, pianista di fama internazionale, che in più occasioni ha dimostrato la sua sensibilità ai temi umanitari.
A seguire, Simone Zanchini, fisarmonicista di fama mondiale, assieme al bravissimo Stefano Bedetti, al sax.
Particolare attenzione va data al trio di Simone La Maida, musicista sammarinese, che sarà accompagnato da Gabriele Evangelista al contrabbasso: lo abbiamo visto più volte nel programma Rai di Stefano Bollani, e Alessandro Paternesi, miglior batterista per la rivista Musica Jazz.

Particolarmente significativa, la presenza di donne musiciste: la preziosa ed elegante presenza di Barbara Casini in solo e, a seguire, il trio delle bravissime Francesca Bertazzo Hart, Camilla Missio e Diana Cruz

In questo omaggio femminile, il nostro pensiero commosso e arrabbiato va alle donne afghane, che non potranno suonare o cantare in pubblico.

Avete deciso di devolvere l’intero ricavato della vendita dei biglietti a PANGEA, un’organizzazione no profit che da molti anni è impegnata in prima linea in Afghanistan, per la tutela delle donne e delle loro famiglie. Come mai avete scelto di donare i proventi proprio a questa Onlus? 

Proprio perché le categorie più colpite dalla prevaricazione talebana sono le donne e le bambine.

Pangea si occupa di favorire lo sviluppo sociale delle donne in Afghanistan, insegnando loro un mestiere e, dunque, emancipandole in primis attraverso lo studio e l’indipendenza economica. Il loro progetto non si mai è fermato, neppure in questo momento di urgenza e noi vogliamo sostenerlo.