PSICOCOSE | OLTRE LE CATEGORIE
di Martina Baiocchi
È da poco iniziata la nuova edizione di X Factor. Questa si presenta diversa rispetto alle edizioni precedenti perché non presenta le solite categorie di under donna, under uomini, over e band e si propone, così, di essere più inclusiva. Tale scelta mi ha fatto riflettere: perché abbiamo bisogno di inserire le persone in categorie?
La categorizzazione sociale è un processo cognitivo centrale per la formazione della nostra identità. In particolare, si può parlare di due tipi di identità: personale e sociale. La prima si riferisce a tutto ciò che ci distingue come individui, le nostre particolari caratteristiche che ci rendono unici. L’identità sociale, invece, deriva sia dal nostro senso di appartenenza ad un determinato gruppo o categoria, sia dal riconoscimento di tale appartenenza da parte di altre persone o gruppi. Si pensa che questi due tipi di identità siano su un continuum e che prevalga più l’una rispetto all’altra a seconda della situazione.
Quindi la categorizzazione aiuta a costruire e a mantenere la nostra identità sociale, ma quali sono le conseguenze sulla auto-percezione, sulla auto-valutazione e perciò sulla prestazione?
La prestazione e la produttività sono fortemente condizionate dal contesto e dall’identità che viene resa saliente. Facciamo un esempio: se mettiamo a confronto un gruppo di donne e un gruppo di uomini rispetto alle loro abilità matematiche possiamo osservare due fenomeni distinti. Se viene detto loro che gli esercizi che andranno a svolgere serviranno a valutare le loro abilità matematiche, è molto probabile che le donne avranno una prestazione inferiore rispetto agli uomini, mentre se non viene sottolineato l’aspetto valutativo allora si otterranno risultati medi molto simili tra i due gruppi. Ciò che si osserva nel primo caso è l’attivazione di uno stereotipo implicito (gli uomini sono più portati e più abili nelle materie scientifiche) e la minaccia relativa ad esso.
La minaccia dello stereotipo è la consapevolezza del pericolo di essere giudicati in base a uno stereotipo e la paura di confermarlo. Di conseguenza, soprattutto in casi di insicurezza e bassa autostima, si tende ad agire avverando la profezia dettata dallo stereotipo.
Quello riportato, però, è solo un esempio. Chiunque può essere soggetto a tale minaccia, indipendentemente dal fatto che il suo gruppo di appartenenza sia stigmatizzato o meno nella società. Per cui possiamo estendere questo modello a diversi concetti di identità, come quella di genere, culturale o legata alla razza oppure al ruolo che si ricopre o all’aspetto che ci caratterizza.
La decisione presa da X Factor non è banale, ma dobbiamo essere in grado di inserirla in un contesto più ampio e più complesso. È arrivato il momento di accettare, in alcuni casi, l’assenza delle categorie, la loro fluidità e la permeabilità dei confini tra di esse. Bisogna accogliere la complessità e imparare a conviverci, anche se a volte può spaventare, e concedersi la libertà espressiva, creativa e di pensiero che consenta di trovare se stessi senza i limiti imposti dalle categorie.
Crediti:
L’immagine di copertina è una illustrazione dedicata di @chimbo.gne [IG]