CORIANDOLI
di Giulia Pratelli
Qualche giorno fa ho trovato una manciata di coriandoli nella borsa. Non ho idea di come ci siano finiti, sono sicuramente lì dall’anno scorso (almeno) ma chissà da dove vengono, forse dalla festa di carnevale della scuola elementare in cui facevo i laboratori musicali. In questo periodo mi sono trovata i coriandoli sotto agli occhi più volte: è successo anche domenica, passeggiando ho abbassato lo sguardo e ho visto la strada colorata, invasa dai pezzetti di carta caduti dalle mani dei bambini. Ce n’erano di tutti i tipi, alcuni calpestati e rovinati, altri bagnati e ormai di un colore indefinito, altri ancora freschi, quasi sul punto di volare via lontano. Ogni anno restano lì per ore, giorni, poi a un certo punto non ci sono più… salvo il fatto che spesso te li ritrovi nelle tasche del cappotto o sul fondo della borsa che svuoti al cambio di stagione.
È un po’ quello che succede con i fermagli per i capelli, i fazzoletti, i segnalibri: improvvisamente, è un attimo, BAM, nulla è più come prima e non trovi niente per tirarti su i capelli, soffiarti il naso o tenere il segno dell’ultima pagina che hai letto.
Sembra quasi che ci sia una dimensione parallela, uno spazio-tempo sconosciuto che accoglie momentaneamente, o, a volte, per sempre, anche scontrini, biglietti del treno, occhiali… inspiegabilmente non ci sono più, e cercare diventa inutile, per non dire snervante.
Sono capriole che assomigliano ai giochi di prestigio e sono le stesse cose che accadono con i ricordi, le abitudini, i rapporti. Sembra impossibile immaginare qualcuno di molto vicino a fare cose lontane, di cui non sappiamo niente, in compagnia di sconosciuti, ad avere un’altra vita in un posto che non conosciamo… e invece succede. Possiamo avere abitudini forti, rigide, che sembrerebbe impossibile scardinare fino a quando non ci accorgiamo di aver cambiato qualcosa, piccola o grande che sia. A volte per rendercene conto dobbiamo inciampare, scivolare su un dettaglio che ci fa aprire gli occhi e magari tirare un sospiro di sollievo. È in quei momenti, fatti di un equilibrio strano e precario ma nuovo e prezioso allo stesso tempo, che ci rendiamo conto di quale sia il materiale straordinario di cui siamo fatti. È qualcosa di plastico, capace di adattarsi, di evolversi, di reinventarsi. Non è la salvezza assoluta dal dolore, quella molto probabilmente non esiste, e non è il baratro della felicità: certe cose non se ne vanno mai davvero, trovano un posto, un peso, una ragione.
Poi, magari all’improvviso, ci torna negli occhi, nelle orecchie, qualcosa che credevamo perduto. Ci sorprende un profumo che sentiamo per caso (sì, anche con la mascherina) e ci riporta indietro, spalanca una finestra, scoperchia il nostro vaso di Pandora e ci lascia un pensiero, un sorriso, una lacrima… insieme a una manciata di coriandoli nella borsa.
Come sempre, dopo le parole, vi lascio dieci canzoni. Stavolta parlano di tasche, di necessità, di causa – effetto e cambiamento: troverete Joni Mitchell e Gianmaria Testa, Norah Jones e Bianco ma anche Pilar, Levante, Katres, Gino Paoli e la Bluegrass Band di The Broken Circle Breakdown.
Buon ascolto, al mese prossimo.
RUBRICHELLI | La posta del cuore #5
Crediti:
L’immagine di copertina è una illustrazione de La Tram [IG: @itslatram]
Foto di Matteo Pratelli