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Ballate per Galline Vecchie #17 | Tortellini alla Puttanesca

TORTELLINI ALLA PUTTANESCA
di Elisa Genghini

Qualche settimana fa ho cambiato lavoro. Di nuovo. Sono un monte ore problematico, mi hanno definita cosi, perché sono madre, ci tengo a mettere a letto mia figlia la sera e non riesco più a fare straordinari, turni notturni, natali, capodanni e ferragosti vari a lavorare, le esigenze cambiano. A quarant’anni mi ritrovo nel posto in cui avevo cominciato circa diciassette anni fa e da cui me ne ero andata, perché lì le mie “problematicità” impattano meno sul sistema di lavoro, diciamo così. Ho cercato di guardare altrove, mi hanno proposto, per conto di un’altra “azienda”, un altro lavoro molto interessante a metà dello stipendio, perché avrei dovuto cominciare da zero, scatti di anzianità e necessità di farmi conoscere compresi, con contratto a tempo determinato. Ma non mi voglio dilungare. Come direbbe mia mamma, “ma guarda a chi sta peggio”, e in quei momenti devo cercare di tenere a bada ogni singolo nervo dentro di me, ammansirlo e sedarlo, con risultati alterni. Perché tararmi sempre su quelli che stanno peggio? Perché non ambire a qualcosa che rispetti la mia età, la mia condizione e la mia esperienza? Fossi stata senza figli? Fossi stata un uomo? Sono arrabbiata, questa è la verità sono molto arrabbiata e sento a tratti quel senso di fallimento che di questi tempi e così difficile ammettere, tutti cosi impegnati ad esibire traguardi raggiunti, vittorie, promozioni, successo. Non funziona così, a volte anche portando avanti con tutte le forze le proprie istanze, le battaglie si perdono. Però mia mamma dice anche un’altra cosa. “Vedi Elisa – mi dice – io quando sto un po’ così, penso alle cose divertenti. Per esempio a me i cagnetti che passeggiano al parco con i golfini di lana mi fanno molto ridere. Quando sono triste penso a pinscher e chihuahua con il vestitino, mi faccio una risata e dopo va meglio”. Cosa cambia esattamente? Niente, forse. La realtà dei fatti è sempre la stessa ma poi a pensarci meglio è proprio questo il punto. La realtà è questa. Non cambia, mi hanno trasferito in un posto che mi fa schifo. Ma se trovo il modo per farmi una risata, lavoro in un posto che fa schifo e mi faccio una risata, se invece non trovo nulla, lavoro semplicemente in un posto che mi fa schifo. La differenza la fa la mia risata e come riesco a guardare le cose.

Provo a fare come dice la mamma.

Ieri nel mio nuovo posto di lavoro mi è stato servito un piatto di tortellini. Alla puttanesca. Qualche giorno fa il cuoco, romano, è stato costretto a fare una carbonara con la pancetta e il parmigiano. Per vendicarsi dell’affronto (mi immagino io) ha fatto ciò di quanto più sacrilego al mondo possa esserci per un bolognese. Quando ho guardato dentro il piatto, mi sono immaginata che per ogni tortellino affogato in quel sugo rosso, una “sfoglina”, un ristoratore del centro, un vecchio con il cappello che guarda i lavori nei cantieri, gridasse di disgusto e stramazzasse al suolo.

In mezzo a commensali polemici con le bocche incendiate dal peperoncino, sentivo salire dentro di me una risata, silenziosa, ma incontenibile. Provavo dentro me il gusto di divertirmi per un dettaglio, tutto mio, che fa parte del mio modo di vedere le cose. 

Ho staccato dal turno ridendo, ho preso il telefono e ho scritto a qualche amica. 

“Ma sai che ho mangiato i tortellini alla puttanesca? Non pensi che sia solo questo un motivo valido per licenziarmi? “

Certo, ho due mutui da pagare, una figlia da mantenere, questo non lo posso fare. La realtà è questa, per ora è difficile da cambiare. Ma la capacità di trovare il lato comico delle cose, mi salva, mi preserva sempre dalle piccole meschinità della vita e cambia la mia prospettiva sul mondo.