IL BRUNCH DELLA DOMENICA | GIUNI RUSSO
di Andrea Amati
Avrei voluto preparare il mio brunch domenicale la settimana scorsa ma ho avuto la malsana idea di guardare Sanremo in tv, di guardarlo tutte le sere e ogni sera fino alla fine così da ritrovarmi, il Sabato della finalissima, attaccato alla tv fino alle 2.30 di notte. Follia, pura follia, ho il coraggio di ammetterlo. Anche quella di far andare una trasmissione di prime time fino a quell’ora, sia chiaro.
Potete immaginare da soli che brunch sarebbe venuto fuori domenica scorsa, quindi… un brunch opaco come la mia forma fisica dopo una settimana così stancante a livello di programmazione tv, manco me lo avesse ordinato il dottore.
Ma ora eccomi qui, fresco come una rosa, per il mio gustoso brunch nella domenica in cui Sanremo si allontana e tutto il suo bel carrozzone inizia a fare sempre meno rumore. Al Festival i miei preferiti sono stati Colapesce – Dimartino, due cantautori che seguo da tempo e per i quali tifavo con sincera ammirazione. Sono siciliani e, guarda un po’, questa settimana si va idealmente proprio in Sicilia. Un caso? Sì, ve lo assicuro e non sarà l’unico come vedremo poi.
Questa volta niente coppia di dischi, niente plurale di nomi, niente divisione italiano/dialetto… questa volta scrivo di un’artista sola, una delle più grandi che la Sicilia e l’Italia abbiano mai avuto:
- L’indimenticata Giuni Russo!
Un omaggio era doveroso! Prima della bolla sanremese è uscito un (ennesimo) gioiello postumo della cantautrice palermitana scomparsa, poco più che cinquantenne, ormai da 16 lunghi anni. “Aliena – Giuni dopo Giuni” è un’opera curata personalmente dalla compagna e collaboratrice di una vita, quella Maria Antonietta Sisini che, in maniera attenta e discreta, si occupa di curare la produzione postuma dopo aver lavorato al suo fianco per tutta la carriera. Contiene alcuni brani inediti e altri riarrangiati e rimasterizzati.
Giuni Russo è un inno alla libertà, libertà artistica che in carriera sicuramente ha pagato a un prezzo alto, ma soprattutto un inno al talento puro, inarrivabile, accecante. In tre decadi ha saputo maneggiare splendidamente il pop estivo d’alta classifica e la musica più ricercata e sperimentale, finanche spirituale, con un cross over di generi che nessuno è stato in grado di replicare e forse proprio questo l’ha resa così inafferrabile per un certo pubblico e sicuramente per molti addetti ai lavori. Per le dogmatiche regole del mercato musicale Giuni Russo era davvero un’aliena: – dotata di un talento vocale fuori dal comune, si accostava ai generi più disparati e la sua voce riusciva ad essere credibile sia su un brano come “Un’Estate al Mare” sia su un pezzo intenso come “Il Sole di Austerlitz” presente nel grandioso “Energie” (1981). Passare con un balzo deciso da un mondo musicale a un altro era la normalità per l’artista siciliana che amava sperimentare, mettersi in gioco, osare per amore della sfida e per amore dell’arte, la sua arte che così strenuamente ha difeso a costo di venire letteralmente emarginata in più momenti in carriera. Innumerevoli furono infatti i rifiuti delle sue varie etichette discografiche di pubblicare i suoi lavori perché considerati poco in linea con il mercato, perché contenenti canzoni troppo “alte”, perché sostanzialmente se pubblichi brani (magnifici) da bagnasciuga come “Un’Estate al mare” o “Alghero” poi devi per tutta la vita fare brani che invadano i bagnasciuga di tutta Italia, mica hai il diritto di pubblicare quel che credi… Dire che Giuni non avesse esattamente a cuore una simile logica è essere banali ma di certo quel che esce è la pura verità.
Questa settimana è stata la settimana dell’8 Marzo, giorno in cui universalmente si celebra la Festa della Donna e anche questa è una felice coincidenza; l’emblema di questa ricorrenza, la mimosa, è simbolo di grazia ma anche di tenacia per la capacità di crescere anche sui terreni più ostici oltre che di Resistenza (sì, proprio quella partigiana, visto che era il fiore che dalle colline i combattenti regalavano alle staffette); si accosta quindi splendidamente a Giuni Russo, una grande donna, misteriosa e affascinante, profonda, fragile ma sempre ostinata, fiera, indipendente nel seguire la propria strada e la propria vita.
E un altro caso vuole che proprio a Sanremo, nel 2003, ci fu l’ultima, grandiosa esibizione di un’artista che ci ha davvero lasciati troppo presto e alla quale l’Italia non ha forse mai donato la giusta attenzione.
IL BRUNCH DELLA DOMENICA | GIUNI RUSSO
di Andrea Amati
Crediti:
Nell’immagine di copertina e nella foto: Giuni Russo