PSICOCOSE | NON DIMENTICHIAMOCI DEL NOSTRO TEMPO
di Martina Baiocchi
Benvenuti in PsicoCose: un’occasione di pausa e di riflessione su quello che accade e su ciò che noi proviamo nel vederlo accadere.
“Andare a tempo”, “fare in tempo”, “il tempo sfugge”, “avere bisogno di tempo”, “perdere tempo” “il tempo vola”. Abbiamo tanti modi per parlare del tempo, per riferirci a questa dimensione fondamentale della quotidianità in cui siamo costantemente immersi, che percepiamo, ognuno in modo diverso, ma non sappiamo come. Il tempo è un elemento molto importante per i processi cognitivi, ma i meccanismi alla base della nostra capacità di percepirlo rimangono in gran parte sconosciuti.
In questo ultimo anno abbiamo avuto l’occasione di viverlo in tanti modi diversi: ci siamo persi in esso senza sapere bene come uscirne, come continuare a misurarlo e come riempirlo. Di conseguenza sono cambiate le nostre abitudini, i nostri comportamenti insieme alla percezione della realtà e di noi stessi. Adesso può sembrare che stiamo tornando a vivere il tempo come in passato, ma è davvero così? Il rischio è quello di fare di tutto per riempirsi di nuovo le giornate, affidarsi solo ad eventi concreti per sentirsi “vivi” e per raggiungere la realtà esterna, fuori dalla porta di casa. Però non ci si deve dimenticare di se stessi e del tempo che ci si può dedicare. A questo proposito si può fare riferimento a due concetti. Il primo è quello di cronestesia, ossia un termine coniato da Tulving che significa “consapevolezza del tempo soggettivo”. Questa è una forma di coscienza che consente ad ognuno di noi di pensare al tempo soggettivo in cui si vive ed è strettamente legata a funzioni neurocognitive come il ricordo, pensare al passato e al futuro e la pianificazione. Quelle appena elencate sono funzioni fondamentali per il nostro benessere mentale, ma ad esse dobbiamo aggiungere anche l’importanza di ritagliarsi del tempo per l’interiorità. Esso consiste nei diversi modi in cui è possibile dedicare del tempo per rivolgere l’attenzione verso il proprio mondo interiore, andando alla scoperta di sensazioni, pensieri, immagini ed emozioni. Ritagliarsi ogni giorno del tempo per la propria interiorità può favorire il raggiungimento di una mente più sana, di un cervello più integrato e di un livello più elevato di regolazione emotiva, attenzione ed empatia. Credo che a questo punto si possa vedere il concetto di “perdere tempo” da un altro punto di vista. Può essere visto come un modo di darsi del tempo, un guadagno che fa bene nel campo della socialità e nel vivere la propria vita.
Per concludere vorrei sottolineare come la musica sia la dimensione artistica più strettamente legata alla dimensione del tempo. Attraverso un’organizzazione oggettiva dei brani musicali si può generare il tempo soggettivo di ascolto in cui ognuno può cogliere l’occasione di riflettere su se stesso. Anche quando si compone si è liberi di scegliere il proprio ritmo, le pause e gli stop: perché non farlo anche nella quotidianità?
Al prossimo mese con PsicoCose!
Crediti:
L’immagine di copertina è una illustrazione dedicata di @chimbo.gne [IG]