ROCKET GIRLS #1
di Laura Gramuglia
“Ritagliai tutte le immagini di Keith Richards che riuscii a trovare. Le studiai per un po’ e presi le forbici. Uscii dall’era del folk aprendomi la strada a colpi di machete.”Può essere facile, oggi, dimenticare che una volta l’unica identità musicale disponibile era quella maschile. Perfino Patti Smith ha scritto che quando vedeva Keith Richards voleva essere lui. Molte delle ragazze di allora volevano essere uguali ai maschi e a volte ne hanno fatto le spese, ma questo ha permesso di aprire nuovi orizzonti all’identità femminile. E per quelle di noi che sono venute dopo: abbiamo potuto essere qualcosa di nuovo, perché potevamo vedere loro.
Le donne nella storia della musica non sono poche, sono poche quelle di cui ci si ricorda. Una manciata di nomi di solito, artiste che hanno scalato montagne e compiuto vere e proprie rivoluzioni. Accanto a loro, però, hanno combattuto eserciti di musiciste le cui storie premono per essere raccontate. Vite straordinarie fatte di sfide quotidiane e grandi canzoni, di scelte spesso difficili e dischi di cui non si può più fare a meno una volta scoperti.
Sono passati quasi cinquant’anni da quando Patti Smith lamentava la mancanza di modelli femminili ai quali ispirarsi. Da allora siamo passati attraverso lo sguardo disincantato di Debbie Harry, la ribellione di Siouxsie Sioux, le provocazioni di Madonna, il femminismo di Kathleen Hanna fino ad arrivare alle oltraggiose Pussy Riot. Vista così la storia della musica sembrerebbe procedere a vele spiegate nella giusta direzione. Eppure, ancora oggi, è bene ricordare che a firmare buona parte della narrazione sono uomini.
Ecco perché abbiamo bisogno di uno spazio come questo. Di libri come Rocket Girls – Storie di ragazze che hanno alzato la voce, da cui questa rubrica trae spunto. Ci siamo anche noi donne in questo mondo fatto di dischi e concerti e non chiediamo semplicemente di ascoltarci, ma di farlo senza pregiudizi. Chiediamo di prestare attenzione a ciò che proponiamo senza infilarci preventivamente in qualsivoglia categoria, chiediamo di non appiccicarci addosso etichette. Vi diciamo, in sostanza, di non aspettarvi nulla da noi poiché esponenti di una qualche natura femminile definita e di valutare i nostri eventuali meriti o demeriti solo una volta sgomberata la mente da ogni pregiudizio riguardante ciò che dovremmo o non dovremmo essere. Quando questo accadrà, un articolo come questo non servirà nemmeno più. E sarà una conquista.
Nel 2018 uno studio pubblicato da Fender ha evidenziato che il 50 per cento degli acquirenti di una prima chitarra sono donne, il che significa che sul pianeta donna la passione per la musica non è così insolita come capita di sentir dire; il problema, semmai, è consentire alle bambine e alle adolescenti che quella passione ce l’hanno, di sentirsi legittimate a viverla come un’aspirazione non così bizzarra, ma come un sogno realizzabile. E di trasformarla, magari in un’occasione di studio o in una professione. Non è una guerra tra sessi, semmai è l’affermazione di un diritto sacrosanto. Una battaglia da combattere fianco a fianco per poter sperare presto di sedere tutt* alla stessa mensa perché, come ricorda la cantautrice americana St. Vincent, “se non sei al tavolo, sei sul menu.”
Credits:
London, August 1980, L-R (back) Debbie Harry of Blondie, Viv Albertine of The Slits, Siouxsie Sioux of Siouxsie And The Banshees, (Front) Chrissie Hynde of The Pretenders, Poly Styrene of X-Ray Spex, and Pauline Black of The Selecter. (Photo by Michael Putland/Getty Images)
L’immagine di copertina è un’illustrazione di Sara Paglia realizzata per il libro Rocket Girls di Laura Gramuglia, Fabbri Editore