Women in Music
di Laura Gramuglia
Si intitola “Women in Music” ed è la prima indagine sui dati di genere nell’industria musicale italiana. A progettarla e coordinarla in seno al SAE Institute di Milano, la prof.ssa Alessandra Micalizzi, module leader per il corso Information Communication and Professional Practice del Bachelor of Arts in Music Business. Micalizzi ha intervistato oltre quaranta professioniste e professionisti del settore artistico, manageriale e tecnico. I risultati dello studio sono tutt’altro che incoraggianti. Il gap a oggi è enorme e la gender balance un miraggio.
Durante la presentazione del report, la professoressa ordinaria di Psicologia Sociale presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca Chiara Volpato, ha cosi sintetizzato i risultati dello studio: “Nell’industria musicale italiana i ruoli uomo/donna sono stereotipati: all’uomo la competenza e alle donne il “calore”, ossia tutte quelle qualità legate alla capacità di tessere rapporti interpersonali e alla cura dell’artista. Emergono inoltre elementi di ambivalenza per le ragazze. Da una parte si riscontra uno stimolo a emergere e migliorarsi, dall’altra insicurezza e difficoltà a comprendere i propri meriti. Recenti studi hanno dimostrato che nel mondo del lavoro mentre gli uomini sono giudicati in base alla preparazione, le donne sono valutate anche in base alle capacità relazionali, all’aspetto fisico e alla moralità. Il giudizio sulla donna nel lavoro è dunque multi fattoriale. Ravvisabile infine un freno determinato dalla famiglia: le donne, che hanno carriere e raggiungono ruoli apicali, spesso non sono madri. Si verifica quello che è comunemente definito Maternal Wall. Avere figli rappresenta un problema soprattutto in Italia. A differenza delle colleghe, gli uomini che diventano padri vedono migliorare la propria immagine sul lavoro: all’esperienza si aggiunge una dose di empatia legata alla genitorialità. A volte però, sono proprio le minoranze a portare innovazione“.
La musicista e compositrice Sylvia Catasta, ha condiviso la propria esperienza: “Mi sono sentita totalmente descritta dalle parole della prof.ssa Volpato. Dare delle indicazioni d’orchestra, ad esempio, mi ha creato problemi perché gli orchestrali all’inizio badavano al mio aspetto e solo con il tempo sono state riconosciute le mie capacità. Sono arrivata a vergognarmi della mia fisicità, a rinunciare a impegni perché sapevo che ero stata chiamata anche per il mio aspetto fisico. Abbiamo persino un problema con la declinazione al femminile delle professioni. Definire maestro un direttore d’orchestra basta a collocarlo sul podio mentre il termine maestra, si associa per lo più alla figura di docente scolastica”.
Eppure Nadia Boulanger, la prima donna a dirigere un’orchestra, è stata la più grande maestra di importantissimi e fondamentali compositori del Novecento. Per non parlare di Clara Schumann, già all’epoca considerata un riferimento pianistico dell’Ottocento, al pari delle talentuose sorelle di Mozart e di Mendelsshon. Tutte notizie che possiamo apprendere soprattutto grazie alla rete perché nei libri di storia della musica su cui abitualmente si studia, le donne non sono citate, con la sola eccezione delle cantanti. Ecco perché una ricerca come Women In Music è così importante: in una società costruita a immagine e somiglianza degli uomini, metà della popolazione, quella femminile, viene sistematicamente ignorata, ostacolata. E il vuoto dei dati di genere crea un pregiudizio pervasivo e latente che ha un riverbero profondo, a volte perfino inevitabile, sulla vita di ogni donna, di ogni musicista.
ROCKET GIRLS #9 | My Rock’n’Roll Friend
La Playlist che accompagna l’articolo è una selezione di Laura “Rocket Girls“
Crediti:
Nell’immagine di copertina: Tracey Thorn
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