UNA PIONIERA: WANDA JACKSON
di Laura Gramuglia
Come amo spesso ricordare, può essere facile, oggi, dimenticare che una volta l’unica identità musicale disponibile era quella maschile. Molte delle ragazze di allora volevano essere uguali ai maschi e a volte ne hanno fatto le spese, ma questo ha permesso di aprire nuovi orizzonti all’identità femminile. E per quelle di noi che sono venute dopo: abbiamo potuto essere qualcosa di nuovo perché potevamo vedere loro, pioniere che si affacciavano all’industria musicale con la voglia di assomigliare ai propri idoli, fino a quando non diventavano loro stesse punti di riferimento. Ragazze che piano piano hanno iniziato a reclamare tempo e spazio per l’arte, è tra queste anche l’indomita Wanda Jackson.
Quando nell’America degli anni Quaranta e Cinquanta, al termine della seconda guerra mondiale, gli uomini tornarono a casa, la stessa cosa fecero le donne, abbandonando le fabbriche. Chi per necessità aveva avuto un posto senza precedenti nella forza lavoro, era stata richiamata all’ordine da libri come “Modern Woman: The Lost Sex” del 1947. Il testo sosteneva che solo un ritorno ai valori tradizionali e ai ruoli di genere avrebbe ripristinato “l’equilibrio interiore delle donne”. Per nostra fortuna le pioniere del rock più che a ristabilire un equilibrio interiore erano interessate a stabilire un equilibrio di genere nella musica. Non fu facile, la maggior parte delle ragazze che scopriva di avere una propensione per folk e country non aveva la possibilità di andare oltre matrimonio e maternità. Di molte si conoscono appena i nomi e si ricordano brani distanti anni luce dalle vendite registrate dai colleghi.
Intorno alla metà degli anni Cinquanta, proprio grazie all’avvento di Elvis e del rock’n’roll, è sembrato che le cose iniziassero a prendere una piega diversa. Nel 1952 Alan Freed, un dj di Cleveland conosciuto per essere stato colui che ha inventato il termine rock’n’roll, presentò e promosse quello che è considerato il primo concerto rock della storia. La cantante rnb Varetta Dillard era nella lineup. Nel 1953, Ruth Brown in cima alla classifica rnb con (Mama) He Treats Your Daughter Mean, aprì la strada alla sua etichetta discografica Atlantic. Nello stesso anno, Big Mama Thornton ebbe un enorme successo con Hound Dog, catturando l’attenzione di un bambino del Mississippi di nome Elvis. Nel 1954 a Memphis debuttò WHER, la prima emittente radiofonica composta quasi esclusivamente da donne, come la speaker Vida Jane Butler. Sempre nel 1955, Wanda Jackson incontrò Elvis Presley, che la convinse a passare dalla musica country al rockabilly. Per la prima volta un genere, fino a quel momento considerato un affare per soli uomini, si apriva a una donna che riuscì nell’impresa di diffondere la propria musica non soltanto ai cultori. Quando poi si rese conto che in giro non erano molte le canzoni adatte a una ragazza, cominciò a comporre lei stessa i pezzi. Con la complicità di altre più oscure protagoniste di quella stagione, Wanda Jackson insegnò il rock’n’roll da un’altra prospettiva.
Dal 2009 Wanda è parte della Rock and Roll Hall of Fame nella categoria Early Influence per il suo contributo allo sviluppo della musica popolare. Oggi, a più di ottant’anni e a oltre sessanta dall’esordio, la regina del rockabilly continua a progettare nuove collaborazioni con artisti della scena rock che non vedono l’ora di omaggiarne la professionalità e la pionieristica capacità di imporsi in un ambiente governato da uomini: “Non potevo desiderare di più, guadagnarmi da vivere facendo quello che amo fare, cantare, viaggiare e tener compagnia alla gente. Non riesco a pensare a nessuna vita migliore di questa”.
ROCKET GIRLS #3 | Una pioniera: Wanda Jackson
La Playlist che accompagna l’articolo è una selezione di Laura “Rocket Girls“
Crediti:
L’immagine di copertina e l’illustrazione nell’articolo è di Sara Paglia
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