ANDATA E RITORNELLO
di Michele Neri
Questa rubrica è un viaggio, anzi più viaggi. Perché si va avanti e indietro più volte in un album prima di parlarne, ecco spiegato il titolo scherzoso.
Il viaggio è guardare dal finestrino l’orizzonte coi suoi confini sfumati dal movimento, è fermarsi ad ammirare un tramonto e lasciare entrare le emozioni, è passeggiare nel centro storico seguendo, come fossero sassolini di una fiaba, i segnali che l’artista ci ha voluto lasciare per seguirla nel suo cammino, nel suo itinerario. Perché l’artista è sempre in viaggio da sola. Da sola ma con la voglia irresistibile di condividere il suo percorso. Di farsi raggiungere.
Giua
PIOVESSE SEMPRE COSÌ
Incipit, 2019
Non ce ne sono molti di dischi così: leggeri e intensi, divertenti ma che avvolgono l’ascoltatore di suoni e spunti geniali. L’eleganza di un bianco e nero raffinato che improvvisamente esplode in una cascata di colori brillanti. La voce decisa di Giua apre Uragano, composta dalla cantautrice con Zibba, una ballata acustica pregna di un romanticismo affatto zuccheroso. Con Cosa penserà la gente, Giua ci sorprende con la prima svolta: chitarra elettrica, basso e batteria e una voce dalla pasta magnificamente sporca e opportunamente rinforzata in qualche passaggio per un testo particolarmente riuscito, opera di Giua e Mario Cianchi. Alla fine di questo brano, il più rock della raccolta, troviamo il cameo dell’attrice Lisa Galantini. Il violoncello di Jaques Morelenbaum è tra i protagonisti della doppietta che segue, formata dalla delicata Le luci della casa, brano in cui l’interazione tra chitarra elettrica e acustica appare particolarmente funzionale e dove certe aperture corali sono davvero coinvolgenti, e da Aprile, ballata dal sapore leggermente sudamericano che evidenzia, se mai ce ne fosse bisogno, il grande talento di Giua nel cucire assieme musiche e parole. In Aprile abbiamo anche un’altra conferma, quella della grande operazione che Paolo Silvestri, produttore artistico e arrangiatore del disco, ha messo in atto per rendere al meglio queste bellissime canzoni che Giua ha composto da sola (come in questo caso) o con artisti di varia estrazione. Forse meno originale del resto della scaletta, Macchina improbabile, ci porta in viaggio in atmosfere più swinganti e ritmate mentre il lato più intimista di Giua riemerge prepotente in Tutta l’aria che ci vuole, toccante brano acustico che poi si apre all’ingresso di una sezione ritmica misurata ma efficace. Ancora Morelenbaum con il suo archetto ad affiancare il quartetto formato dai chitarristi Pietro Guarracino e Vieri Sturlini, dal bassista Pietro Martinelli e dal batterista Rodolfo Cervetto. Qui Giua si concede un virtuosismo vocale doppiando la chitarra elettrica nel bel finale. Con Feng Shui si entra in una nuova dimensione con un pezzo decisamente brillante, permeato di un’ironia tagliente e supportato da una costruzione musicale avulsa dal resto del disco ma che non sfigura per nulla con il resto dell’album. Feng Shui, cantato da Giua assieme all’attrice e doppiatrice Carla Signoris, è un vortice di immagini tragicomiche, una vertigine di analisi crudeli di certi atteggiamenti, ma è anche un brano piacevolissimo da ascoltare, un singolo perfetto per un album come PIOVESSE SEMPRE COSÌ.
Torna Morelenbaum con il suo violoncello per Argilla, scritta da Giua con Zibba (per il testo) ed Emilio Munda (per la musica). Argilla ci concede ancora di godere della voce di Giua quando raggiunge quell’intensità che la rende roca al punto di commuovere. E questo è forse il brano che più tocca certe corde. Con Non abbastanza, scritta con Carlo Fava e Gianluca Martinelli, ci ritroviamo improvvisamente dalle parti di Los Angeles in compagnia di Ivano Fossati. I suoni westcostiani dell’intro di chitarra e una struttura che ricorda il miglior Fossati, sono infatti i tratti riconoscibili di questa canzone che conferma la perfetta alternanza di stili atmosfere che Giua (e probabilmente Silvestri) ha saputo dare a questo album praticamente perfetto. E proprio il pianoforte di Silvestri accompagna Giua nella lunga e toccante Col naso all’insù, piccolo capolavoro di composizione e interpretazione.
La chiusura del disco è affidata a Più lontano di così, impreziosita da un bellissimo crescendo che dona al tutto un’intensità che lascia felicemente spossati all’ascolto. Ci si riprende con la morbida Senza dire, commiato di chitarra acustica, violoncello e la voce di Giua, ancora una volta supportata qua e là da raddoppi azzeccatissimi, chiusura perfetta che lascia un solo desiderio: ricominciare.
Discografia
GIUA (Camion Records, 2007)
Si abbassa la luna / Aprimi le braccia / Ortiche / Morbidamente / Terra e rivoluzione / Una casa ubriaca / Niente poteva andar meglio / Streghe / Tremore lucido / Organizza la notte
GIUA (Sony Music, 2008. Riedizione del precedente con quattro brani aggiunti *)
Tanto non vengo* / Argento vivo* / Si abbassa la luna / Aprimi le braccia / Petali e mirto* / Ortiche / Morbidamente / Terra e rivoluzione / Una casa ubriaca / Niente poteva andar meglio / Streghe / Tremore lucido / Organizza la notte / La donna cannone*
Giua + Corsi: TrE (Incipit Records, 2012. Doppio)
Scatole cinesi / Gru di palude /Belem / Pop Corn / Foprse non è amore / La culla di giunco / Totem e tabù / Alberi / Beleza / Penelope / La via dell’amore / Qui sul collo e sull’orecchio / Agave / Wonderwoman / Come fa una mela / Volver / La casa nel parco / Cantarito de greda / I’ te vurria vasà / Veinte años / Neuga bugagna / Volver
E IMPROVVISAMENTE (Incipit Records, 2016)
L’alberp di manghi / E improvvisamente / Fragole e vento / Da lontano / Tutti vanno via dall’Italia / Finisterre / Come se / Disamore infinito – #taggo voluto bene / Tutto può accadere / Scivola sud / Di questa luna che / A mi piaci tu
PIOVESSE SEMPRE COSÌ (Incipit Records, 2019)
Uragano / Cosa penserà la gente / Le luci delle case / Aprile / Macchina improbabile / Tutta l’aria che ci vuole / Feng Shui / Argilla / Non abbastanza / Col naso all’insù / Più lontano di così / Senza dire