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Rocket Girls #4 | St. Vincent, nostra signora del fuzz

ST. VINCENT, NOSTRA SIGNORA DEL FUZZ
di Laura Gramuglia

Nel 2019 la giornalista e attivista inglese Caroline Criado Perez pubblica un saggio dal titolo Invisible Women in cui denuncia tutti i campi delle attività umane in cui la donna non è considerata: dai manichini dei crash test progettati fino a poco tempo fa per riprodurre solo i conducenti e i passeggeri maschi all’assenza di uno studio sulle cinture di sicurezza per donne in gravidanza. Dai dosaggi dei farmaci calcolati in base al metabolismo maschile ai giubbotti antiproiettile che non considerano la differente struttura anatomica femminile. Il libro di Criado Perez – pubblicato un anno più tardi da Einaudi con il titolo Invisibili – ci ricorda una volta in più perché abbiamo bisogno di donne alla guida di istituzioni, aziende, governi che modellano ogni giorno la nostra vita: perché abbiamo un disperato bisogno di essere rappresentate.

Già nel 2016, la cantautrice americana St. Vincent, inverte la rotta: invece di adattarsi passivamente a una chitarra elettrica pensata per un corpo maschile, progetta uno strumento pensato per l’anatomia femminile, dedicandolo “a tutte quelle persone che non si trovano a proprio agio avendo tra le mani un modello standard di chitarra, che siano musicisti di piccola statura o con le tette”. Grazie al seguito e alla popolarità raggiunta, la musicista riesce a mettere sul mercato un modello di chitarra nuovo, ergonomico, più leggero e pratico: “Per come sono fatta, non riesco a suonare una Seventies Les Paul o una Sixties Strat, avrei bisogno di viaggiare in tour con un chiropratico. Sono chitarre fantastiche, ma a causa del loro peso, sono poco funzionali per una persona come me”.

E così una donna che imbraccia uno strumento e ha idee precise su come farlo, fa notizia. D’altro canto Annie Clark, da quando più di una decina di anni fa ha fatto il suo ingresso solista nel mondo della musica, non ha mai smesso di interrogarsi sui significati di essere una donna nel rock: “Credo che il personale sia politico. Essere una donna forte è comunque una dichiarazione femminista. Però raramente penso al mio genere e al mio sesso, c’è molta fluidità all’interno del genere e dell’identità sessuale. Il femminismo oggi è importante perché viviamo in un’epoca in cui non c’è parità tra i generi, eppure credo che in futuro arriveremo a un punto in cui parleremo solo di umanesimo, perché uomini e donne avranno le stesse possibilità e la stessa considerazione”. Questo gap oggi St. Vincent prova a colmarlo a colpi di sorellanza: “Sento di essere molto fortunata a poter assumere delle donne. Non mi sento minacciata, anzi, le incoraggio e mi piace esserne circondata”. Ecco perché è importante avere più donne in posizioni di potere, per dare una possibilità a chi, per ragioni di sfortunato sessismo sistemico, non ne ha avuta ancora nessuna. Annie Clark sa bene che la voce di St. Vincent verrà ascoltata. La sua è una condizione di privilegio e da questa posizione può permettersi di continuare a fare musica e a parlare di uguaglianza. Annie Clark non è perfetta, anzi, è la prima a raccontare i suoi lati più fragili quando ammette di essere ricorsa ai farmaci per arginare gravi episodi di ansia. Ma anche così riesce a essere se stessa. “Le ragazze possono arrivare dappertutto. Mia mamma non lo chiamava ancora femminismo, ma qualcosa di innato nel nostro DNA.

E per fugare ogni dubbio, date un’occhiata qui:

ROCKET GIRLS #4 | St. Vincent, nostra signora del fuzz

La Playlist che accompagna l’articolo è una selezione di Laura “Rocket Girls

Crediti:

L’immagine di copertina e l’illustrazione nell’articolo è di Sara Paglia

Potete acquistare il libro di Laura cliccando sul link: Rocket Girls – Fabbri Editore