MARLENE
di Giulia Pratelli
Sono davanti al computer senza sapere cosa scrivere.
Questa volta sono senza idee, neanche una misera, piccola, inutile idea (e sono anche mostruosamente in ritardo con la consegna).
Ho acceso Spotify e sto ascoltando Suzanne Vega quando arriva la sua voce, dolce, morbida, a cantarmi Marlene watches from the wall / Her mocking smile says it all / As she records the rise and fall / Of every soldier passing.
La musica può fare un sacco di cose (lo diceva anche Max Gazzè) e come ogni volta mi sembra di vederla, bellissima e fiera, su un poster dai bordi strappati appeso al muro di una città indefinita che guarda dritto negli occhi ogni passante. Marlene Dietrich, incredibile bellezza che scavalca i tempi e le mode, donna libera che vive le sue passioni aldilà degli stereotipi della sua epoca e prima attrice della storia cinematografica ad osare un bacio omosessuale (nel film Marocco del 1930, diretto da Josef Von Stenberg).
Marlene Dietrich che anticipava i tempi indossando abiti maschili, nonostante fosse “sconveniente” e la portasse ad essere respinta all’ingresso dei luoghi pubblici. Era così elegante nei suoi smoking, sfoggiava una classe senza pari, sfidando le regole di costume e facendoci quasi dimenticare che, se le donne si sono conquistate la possibilità di indossare i pantaloni, guadagnarsi il diritto di scegliere e non è sempre stata una battaglia semplice… ve la ricordate Giovanna D’Arco, sì? Quella è di certo un’altra storia, ma comunque e ancora penso a Marlene, donna di incredibile coraggio e forza morale che ringraziava Dio (o chi per lui) di essere nata tedesca ma rifiutava le avance del nazismo e cantava la pace per i soldati alleati, in America e sui fronti di guerra. Sceglieva di trasferirsi lontano dal regime, negli Stati Uniti, dove decideva di impegnarsi ad organizzare aiuti economici per far fuggire ebrei e dissidenti, assieme ad altri artisti hollywoodiani di origine austriaca e tedesca. Marlene e il suo coraggio inarrestabile che la porta addirittura a trovarsi in compagnia delle truppe americane quando arrivano a liberare la Germania, nel ’45.
Mille sfumature di una donna incredibile, che in qualche modo, tra le tante cose, hanno ispirato questa canzone. Si trovano video e interviste in cui Suzanne Vega racconta la nascita del brano in cui il riferimento all’attrice tedesca è inconfondibile. Anche se non è chiaro se si trovasse una foto appesa in camera di Vega o se si trattasse del suo volto apparso in tv, a me non è mai importato: me la sono sempre immaginata lì, appesa ad un muro scalcinato, durante la guerra, a sbirciare coi suoi occhi magnetici every soldier passing. Che fossero tedeschi, americani, russi, francesi, italiani, non me lo sono mai chiesta. Oggi invece (al sicuro, in camera mia) mi chiedo invece se ci siano, sotto le bombe di qualsiasi luogo del mondo, due occhi come i suoi a guardare quei ragazzi che portano il peso del mondo sulle spalle, con l’affetto e la pietà di una madre, una sorella, un’amica, una compagna, un’amante.
Anche alla fine di questo piccolo flusso di coscienza c’è una playlist di 10 brani su Spotify che, insieme a Suzanne, Marlene e Max contiene altre sette bellissime canzoni che aspettano solo di essere ascoltate.
Al mese prossimo, state bene.
RUBRICHELLI #18 | MARLENE
Crediti:
L’immagine di copertina è una illustrazione de La Tram [IG: @itslatram]